L’edilizia residenziale italiana è in un cattivo stato di conservazione, con evidenti pessime ricadute anche in ambito energetico con un’inevitabile impennata degli importi delle bollette.
La Confartigianato ha diffuso i dati di un’analisi compiuta sul patrimonio immobiliare italiano del solo settore residenziale, che di fatto rappresenta 12 milioni di costruzioni, cioè circa l’85% degli edifici totali presenti in Italia.
Addentrandosi nell’analisi si evince che quasi un edificio su 5 è vecchio e in cattive se non pessime condizioni, se si sposta l’attenzione su costruzioni antecedenti al 1981 la percentuale si attesta al 21,1%, mentre si riduce fino a poco meno del 5% per gli edifici più recenti. Questi numeri però assumono un significato importante se tiene conto del fatto che tre quarti degli edifici residenziali italiani hanno più di 35 anni.
Aldilà della classifica stilata regione per regione, ci sono due aspetti di cui tenere conto:
1 – il patrimonio storico residenziale italiano, che ha pochi rivali al mondo, sta irrimediabilmente andando perduto, mentre al contempo si continua con la cementificazione e le nuove costruzioni;
2 – edifici in cattivo stato comportano spese per il consumo energetico molto elevate.
La rilevazione infatti ricorda che il comparto residenziale determina il 28,8% dei consumi finali di energia del Paese. Una percentuale che supera sia quella dei trasporti su strada (27,7%), sia quella dell’industria (22,7%). Come è possibile tamponare la situazione? Una possibilità sono i bonus fiscali per le ristrutturazioni e il risparmio energetico previsti nella legge di Stabilità. Sul come accedere a questi sgravi fiscali, ne avevamo parlato in questo articolo e in questo.